1968 – Wonderwall Music

C’erano stati due singoli molto promettenti – Lady Madonna e Hey Jude, con b side di alto livello – ma a novembre del 1968 l’ultimo album dei Beatles era uscito un anno e mezzo prima, vecchio per gli standard a cui il gruppo aveva abituato i fan. Era stato Sgt. Pepper, certo, e in mezzo c’era stato il passo falso del film Magical Mystery Tour con relativa e più interessante colonna sonora, ma non è difficile immaginare una certa attesa, anche considerando le voci di un possibile scioglimento del gruppo. Chissà, da questo punto di vista, come venne presa l’uscita non di un nuovo album dei quattro ma di Wonderwall Music, il primo album firmato dal solo George Harrison. La “scusa” – come per Paul McCartney l’anno prima – fu la proposta di lavorare a una colonna sonora. Il film era Wonderwall di Joe Massot (che dirigerà poi The song remains the same dei Led Zeppelin) con protagonista Jane Birkin. Per George fu l’occasione di lavorare sulle cose che in quel momento lo affascinavano di più, ne venne quindi fuori una colonna sonora fortemente incentrata su sonorità indiane. Andò a Mumbai per registrare le musiche con musicisti del posto (ne approfittò per incidere anche la traccia musicale di The inner light) e diede il primo importante contributo alla nascita della world music, che nei decenni successivi – grazie soprattutto ad artisti come Paul Simon e Peter Gabriel – ebbe un certo impatto sul pop rock. Alla realizzazione dell’album, che alternava ai raga indiani tracce ragtime (Drilling a home) e western (Cowboy music), contribuirono i Remo Four, un gruppo di Liverpool messo sotto contratto ai suoi tempi da Brian Epstein, ma anche Ringo Starr ed Eric Clapton, batteria e chitarra solista in Ski-ing. Dream Scene anticipava l’uso dei loop di Revolution 9 sul disco successivo, i pezzi migliori erano forse Microbes e Love scene, Party Seacombe (che ricordava Flying) e la bella melodia di Wonderwall to be here. Il disco ebbe una grande influenza sui Kula Shaker e suggerì a Noel Gallagher il titolo per la canzone più famosa degli Oasis.

Per chi aspettava i Beatles forse poca roba, ma all’uscita del nuovo album mancava davvero poco ormai e sarebbe stato un album gigante, in tutti i sensi.


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