1971 – Power to the people / Open your box

Se McCartney cercava lentamente di riprendersi mostrando il suo lato più orecchiabile, Lennon scelse invece di radicalizzare il proprio impegno politico. La vicinanza con l’intellettuale marxista Tariq Ali gli ispirò l’ennesima canzone-slogan. Power to the people partiva dagli stessi presupposti di Revolutionyou say we want a revolution – ma tre anni dopo Lennon sembrava aver sciolto definitivamente i dubbi: we better get on right away well, you get on your feet and enter the street. Avrebbe avuto il tempo di rinnegare la canzone e il vecchio slogan attorno al quale ruotava, ma intanto il messaggio era chiaro: we got to put you down, when we come into town. Canzoni come questa e le frequentazioni con Tariq Ali, Jerry Rubin e Abbie Hoffman misero Lennon sotto la lente di Richard Nixon e dell’FBI e trasformarono in una lunga battaglia legale la sua richiesta di ottenere la cittadinanza americana. La canzone era la classica instant-song di Lennon. Una telefonata a Phil Spector e poi in studio con Klaus Voorman, Billy Preston e Jim Gordon (batterista di Derek and the Dominos). Musicalmente, la cosa migliore è il sax di Bobby Keys, la trovata vincente il coro quasi gospel al quale partecipano Rosetta Hightower delle Orlons e molto probabilmente Doris Troy (artista sotto contratto con la Apple e corista per Rolling Stones e Pink Floyd).

I gotta ask you comrades and brothers
How do you treat your own woman back home?
She got to be herself
So she can give herself

Il lato B era di Yoko. Un lungo pezzo fra rock e rumorismi alla Velvet Underground con Lennon alla chitarra, Voorman al basso, Ringo alla batteria e Yoko molto dedicata ai suoi soliti vocalizzi e a un testo che alla EMI non piacque per niente. Open your box venne persino sostituita negli Stati Uniti, con tutta evidenza la “box” del titolo non poteva essere una scatola.

Open your trousers,
Open your thighs,
Open your legs


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